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Audra Bertolone2020-03-31 11:56:342020-03-31 11:56:34Coronavirus e circolazione in auto
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Quali sono le caratteristiche fondamentali che uno pneumatico deve presentare per poter garantire la massima sicurezza, indipendentemente dalla vettura e dalla tipologia di tracciato? Sicuramente, oltre alla resistenza all’usura ne fanno parte la tenuta di strada, la silenziosità e le buone performance sul bagnato.
Tuttavia, se sei in possesso di un’auto elettrica, saprai che ottenere il giusto equilibrio non è così semplice come potrebbe apparire.
Le auto elettriche pesano di più? E qual è l’influenza del peso sugli pneumatici?
Il primo aspetto cui dovrai necessariamente prestare attenzione è il peso della vettura. Rispetto a un veicolo dotato di motore a scoppio, un modello con motore elettrico può raggiungere un peso anche del 30% più elevato. Questo ad cosa è dovuto? Dai pacchi batterie, in alcuni casi in grado di oltrepassare i 400 kg.
Più compatta è una vettura, maggiore sarà la differenza di chili (anche 150!) rispetto alla versione tradizionale del medesimo modello. Inoltre, le batterie sono poste sotto il pavimento. Questo porta il baricentro ad abbassarsi, rendendo più gravoso il lavoro degli pneumatici. La soluzione? L’adozione di strutture più robuste, necessarie per sopportare i carichi.
Pneumatici per le auto elettriche e risparmio energetico
Un secondo fattore da valutare è il risparmio energetico. Infatti, nel caso delle auto elettriche diventa fondamentale minimizzare l’attrito, al fine di evitare un’eccessiva dispersione energetica. In questo modo potrai disporre di una vettura più scorrevole anche in fase di decelerazione, momento nel quale si recupera l’energia dispersa. Da questo punto di vista sono da preferire gomme con struttura rigida, meno propense alla deformazione e caratterizzata da un battistrada stretto.
Il rotolamento degli pneumatici
Veniamo ora alla silenziosità. Trovandoti per la prima volta a di guidare un’auto elettrica ti sarai sicuramente accorto dell’assenza o, comunque, dell’infinitesimale impatto dei rumori. D’altro canto, sono il motore e le componenti meccaniche a influire pesantemente su tale componente. Esiste, però,un lato negativo, ossia la maggiore sensibilità al rotolamento degli pneumatici.
Ti sarà sufficiente provare a trasferire una gomma da una vettura elettrica a un modello tradizionale per percepire, nel secondo caso, una rumorosità più elevata. Quali sono gli pneumatici più silenziosi? Quelli più stretti e scorrevoli.
Un’ultima caratteristica da non sottovalutare è la presenza nelle auto elettriche di una coppia generosa e immediata. Delle gomme a basso attrito, in cui la capacità di deformarsi è limitata, rischiano di non essere in grado di scaricarla a terra. Il risultato sarebbe ritrovarsi a guidare un veicolo soggetto più frequentemente a possibili pattinamenti, quando non a perdite di aderenza.
La strada tracciata per il futuro
Per far fronte ai problemi messi in evidenza nei precedenti paragrafi sempre più produttori hanno inserito a listino alcune modifiche interessanti (soprattutto offrendo gomme di misure diverse) destinati alle vetture elettriche. Se i risultati appaiono apprezzabili, l’impegno profuso tenda a riflettersi sul prezzo di vendita, più elevato a parità di prestazioni e dimensioni. È anche vero che un set di gomme montato su un’auto con motore elettrico normalmente ha una durata più elevata.
Ma cosa ci aspetta in futuro? I primi prototipi sembrano concentrarsi verso gomme con strutture interne non dissimili, nell’aspetto, a delle comuni spugne. L’obiettivo è rendere al contempo rigidi e flessibili gli pneumatici stessi, permettendo loro di adattarsi alle situazioni più disparate.
Da buon guidatore hai sempre ritenuto indispensabili i controlli di routine per verificare lo stato della tua automobile? Consideri gli pneumatici un elemento cardine della sicurezza stradale? Ma sei certo di dedicare la giusta attenzione ai braccetti? Lo sapevi che sono i principali responsabili dell’assetto di una vettura, determinando la direzione delle ruote? Prosegui nella lettura per approfondire le tue conoscenze in merito.
Che tipologie esistono? E a cosa servono?
Il mercato propone diverse versioni. Potrai trovare con facilità modelli trasversali, utilizzabili senza problemi su entrambi gli assi. All’interno di questa categoria avrai modo di scegliere un braccetto singolo, oppure di optare per uno “multi-parte”. Ad accomunare molte varianti è la forma; la maggior parte di esse è triangolare.
Indipendentemente dalla forma, è importante che tali accessori siano in grado di svolgere alla perfezione il compito assegnato. La ruota, grazie a loro, ha la possibilità di muoversi in verticale nel momento in cui l’ammortizzatore inizierà a molleggiare. Allo stesso tempo, è la presenza di questo elemento a permettere allo sterzo di muoversi. È una barra stabilizzatrice, posta sugli stessi braccetti, a collegare quelli situati a destra a quelli di sinistra. L’obiettivo della barra è di irrigidirli durante la guida.
Perché verificarne periodicamente le condizioni
I controlli periodici sono indispensabili, ma per quale motivo? Semplicemente perché gli elementi descritti nel precedente paragrafo si caratterizzano per una particolare delicatezza. Questo significa che in seguito a un urto violento (come quello provocato da una buca di grosse dimensioni sul tracciato stradale) potrebbe portare a delle rotture. La conseguenza è duplice. Se da un lato rischieresti di non riuscire più a controllare lo sterzo, dall’altro gli ammortizzatori non sarebbero più idonei a svolgere il proprio lavoro.
Fortunatamente, è piuttosto semplice accorgersi di aver provocato un danno, vista la presenza di rumori “molesti”. In molti casi sono dei “tac” ripetuti a evidenziarlo. Qualora gli ammortizzatori della vettura siano nuovi, con grande probabilità sarà un braccetto, o più di uno, ad aver subito il danno, e a provocare il rumore. Non dimenticare che un unico braccetto, rompendosi, non ti consentirà di proseguire la marcia. Rotture e piegamenti si riflettono anche sulla convergenza delle ruote, portando queste ultime a spostarsi verso l’interno o l’esterno.
Fai da te o meccanico: come intervenire?
Se sei in possesso di un’utilitaria, e disponi di una sufficiente conoscenza dei diversi elementi dell’auto, potresti sostituire un braccetto anteriore anche da solo. Si tratta di un’operazione non troppo complessa, e che non comporta grandi perdite di tempo. Per procedere ti sarà richiesto solo di svitare alcuni dadi. Nel caso in cui la tua vettura sia piuttosto “ingombrante”, tanto da richiedere la presenza di un ponte per poter eseguire l’intervento, la strada migliore consiste nel rivolgersi a un meccanico.
Ma quanto costa sostituire un braccetto? Normalmente la spesa non supera la cifra di 100 euro. Desideriamo ricordarti come non intervenire con immediatezza potrebbe portare a danneggiare altri parti del veicolo. Il risultato sarebbe uno solo: l’inevitabile aumento delle spese di riparazione.
Risale al 13 novembre 2019 l’accordo politico tra Commissione europea, Parlamento e Consiglio europeo che porterà, il 1 maggio 2021, all’entrata in vigore di una nuova etichettatura degli pneumatici. Accanto al pittogramma dedicato alla rumorosità comparirà quello relativo alla neve e al ghiaccio. L’etichetta aiuterà i consumatori a valutare con maggiore consapevolezza le gomme presenti sul mercato, portandoli a scegliere la più sicura ed efficiente. Allo stesso tempo, si potranno conseguire importanti risultati in termini di risparmio energetico. Prosegui nella lettura se desideri ottenere informazioni esaustive su questo tema.
Le origini della nuova etichetta energetica degli pneumatici
Tutto ha avuto origine da un parere della Commissione Europea rilasciato nel maggio 2018, che suggeriva l’adozione di un nuovo regolamento in tema di etichettatura dei pneumatici. L’obiettivo? Avvicinarsi ancora di più al concetto di mobilità sostenibile attraverso una maggiore efficienza degli pneumatici invernali. Il testo, ancora in attesa dell’approvazione formale di Parlamento europeo e Consiglio, verrà in seguito pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea.
Cosa viene riportato sull’etichetta energetica? La dicitura “consumi”
Al pari di quanto avvenuto per l’etichettatura relativa alle classi di efficienza energetica degli elettrodomestici, la nuova etichetta si basa su una scala di valori. Oggetto di distinzione tra gli pneumatici sono consumi, aderenza sul bagnato e rumore esterno da regolamento.
La dicitura “consumi” fa riferimento alla resistenza al rotolamento delle gomme, ossia alla forza che agisce in direzione contraria a quella di moto. Tale resistenza, in pratica, porta lo pneumatico a deformarsi a causa di due fattori: il peso del veicolo e le sollecitazioni legate al tipo di guida. Qual è la conseguenza? L’aumento del consumo di carburante dovuto allo spreco di energia. Pertanto, una minore resistenza al rotolamento si traduce in un contenimento dei consumi.
Sono 7 le classi di merito impiegate per misurare la resistenza al rotolamento , contrassegnate dalle prime lettere dell’alfabeto. Se la più efficiente è la classe “A”, la G risulta la peggiore; la differenza può anche raggiungere il 7,5%.

L’aderenza sul bagnato
Per quanto riguarda l’aderenza su bagnato, quest’ultima esprime l’aderenza degli pneumatici su superfici non asciutte, ossia la loro capacità di frenare il veicolo. Anche in questo caso sono 7 le classi di merito adottate, sempre contrassegnate da lettere dell’alfabeto (in ordine di efficienza dalla A alla G). Tra classe A e classe G la variazione in termini di spazio di frenata può toccare il 30%.
Un esempio? Trovandoti a viaggiare ad una velocità di crociera di 80 km/h, un set di gomme di classe A ti permetterà di beneficiare di una riduzione dello spazio necessario alla frenata pari a 18 metri.
Il rumore esterno da rotolamento
Esaminiamo, infine, il rumore esterno da rotolamento, ossia il rumore proveniente dalle gomme, espresso in decibel, percepito da chi non si trova a bordo del veicolo. Sono previste 3 classi, ognuna contraddistinta da un certo numero di barre nere (da 1 a 3). Tre barre indicano il livello di rumorosità peggiore, superiore a quello che sarà il futuro valore limite in territorio europeo.
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